Secondo alcune note cronologiche in archivio esisteva già una chiesa nel 1187. La notizia è confermata da un documento del Codice Sicardo in cui il Papa Gregorio VII nel confermare i privilegi già concessi dai predecessori, fa riferimento ad una ecclesia de Cella ultra padum; si tratta di una chiesa battesimale con dei possedimenti, posta sotto la diocesi di Cremona.
Inoltre testimonierebbero l’esistenza di questa chiesa i reperti, databili intorno al 1200, trovati durante i lavori per l’impianto di riscaldamento fatti sotto il presbiterio: parti di muratura in mattone cotto legate con malta forte e relative fondazioni la cui forma a semicerchio fa pensare all’abside di una chiesa precedente.
L’attuale Chiesa fu consacrata nel 1487 come si evince da un’iscrizione su una lapide murata all’interno della chiesa a destra della porta principale “ Templum hoc a Friderico Aenobarbo Caesare extructum Ascanius cardinalis Sfortia ep Crem consecrabat die XXX septembre anno domini MCDLXXXVII”.
L’edificio subì poi varie trasformazioni: prima era a una sola navata, dal 1910 al 1914 si aggiunsero le due navate laterali, venne prolungata l’abside, fu abbassato il pavimento e furono trovate la salme dei Marchesi Ugolani Dati nuovamente sepolte nella loro cappella che è la prima a sinistra.
Lo stile architettonico non è uniforme, esistono sia elementi rinascimentali sia elementi settecenteschi.
Fu decorata dal 1920 da Verdelli Silvio pittore cremonese, i medaglioni della volta e dell’abside sono opera del pittore milanese Verzetti.
Nella chiesa di Cella Dati esistono vari quadri di pregevole valore, affreschi e decorazioni.
Sulla parete di fondo sono visibili due quadri rappresentanti San Gerolamo del 1600 e Sant’Antonio Abate del 1700 di autore ignoto.
Di singolare interesse il primo altare a destra, detto dei “Corpi Santi” che contiene varie reliquie donate alla Chiesa dalla munificenza dei Dati: l’altare è in legno , i reliquiari sono disposti a corona intorno ad una tela centrale che rappresenta il patrono San Omobono.
Il dipinto venne commissionato dal Marchese Paolo Dati al pittore Jacopo Miradori figlio del più famoso Genovesino e rappresenta Sant’Omobono da giovane con la borsa di denari nella mano sinistra, a destra Sant’Agata a mani incrociate sul petto con la palma del martirio; a sinistra Santa Lucia che regge una palma; sul fondo due angioletti in volo che depongono due corone di rose sul capo delle due Sante.
Il Battistero è affrescato dal Misani con la rappresentazione del Battesimo di Cristointorno agli anni quaranta del secolo ventesimo periodo in cui tutte le sue composizioni sacre hanno una forte tradizione di gusto tardo ottocentesco.
Sopra il tabernacolo è appeso un dipinto ad olio su tela raffigurante la Vergine assunta assisa sulle nubi, circondata da angioletti,recentemente restaurato. Il dipinto è olio su tela opera di Ghislina Marcantonio (1676-1756) pittore casalasco allievo del Massarotti in cui emergono alcuni punti di contatto con Francesco Boccaccino. La cornice è in legno dorato e intagliato in stile Barocco.